Il lungo corso del fiume, i verdi giardini dei castelli, una vegetazione lussureggiante come gli aggettivi di Baudelaire, nei suoi versi, il profumo dei fiori e delle verdure dell’orto, accanto alle rive e alle insenature della Loira, morbide e seducenti Questo è lo scrigno del Sauvignon Blanc. Sancerre e Pouilly: due terre, due valli, due sponde opposte dello stesso corso d’acqua. Due vini che sono nella storia.

Primo: scovare un allevatore che sta a un pollicultore normale come Cellini a un decoratore di bigiotteria da bancarella: uno che – per dire – non ti dà il pollo, pure se glielo chiedi in ginocchio, se non è certo che sia al punto giusto. Per arrivarci il soggetto, libero e ruspante, mangia solo mais, sorgo, grano, girasole, erba e favino di stagione. Secondo: andarlo a mangiare a Zunica 1880 da chef Luca Di Felice e Sabatino Lattanzi. Che lo fanno con 7 chili di sale.

Una cucina amanuense quella di Flavio Costa. Il tonno s’immola in un brodo che ne cattura l’essenza marina escludendone quella ematico-ferrosa. Un mix orto-mare chiuso da due elementi chiave: il caviale di salmone e le castagne essiccate. Con gli ortaggi crudi e cotti la sinfonia è completa.

Villa Feltrinelli è affascinante, perché immersa in un lussureggiante e curato parco, ricco di essenze, limoni e fiori di ogni specie. Ammaliante, perché bolla fuori dal tempo, senza alcun contatto con la vita reale. Malinconica, perché condannata al suo solitario destino di bellezza. E perché servono il maialino arrostito di chef Stefano Baiocco.

Tradizione, culto, eccellenza: tre concetti che hanno determinato il prestigio del più importante paese enologico del mondo. Modello imprescindibile per tutti gli altri stati produttori e archetipo del mercato moderno. Con una storia lunga dieci secoli.

Antonino Cannavacciuolo ti permette di stare all'ombra del Vesuvio anche a mille chilometri di distanza. Con un piatto terra-mare che ha il mediterraneo come marchio a fuoco. Uno sfrenato connubio tra latticini e pesce che diviene simbolo di eleganza. E di una cucina che ha il cuore nella tradizione ma lo sguardo diretto al futuro.

Una porta spalancata sul futuro dell’alta cucina. Questo è il Povero Diavolo di Torriana, guidato dallo chef Pier Giorgio Parini. Una cucina fresca, d’istinto, mai uguale a se stessa. Oggi omelette di canocchia senza uova. Utilizzando la grande quantità di albumina contenuta nel crostaceo lo chef riesce a far rivivere la sensazione di uovo senza uovo.

Una tranquilla naturalezza regna Al Pescatore. Non c’è tensione nell’aria. Non c’è vibrazione discorde. Tutto tende all’armonia perfetta. Come la nuovissima Catalana di aragosta con crema di fagioli e misticanza. Sembrerà strano ma siamo in piena tradizione Gonzaga.

Gli scampi di chef Luca Marchini vengono abbinati a una maionese ottenuta montando le proteine del sugo di maialino. Che con la polvere di cipolla bruciata creano un piatto unico nel suo genere.