Quer commento bello de via Merulana

Scrivere un commento (in questo caso una recensione) a un commento, specie se ponderoso come quello di Maria Antonietta Terzoli (1.184 pagine), non è mai semplice, perché crea l’imbarazzo di parlare di qualcosa che parla di qualcos’altro: una situazione da pettegolezzo, si direbbe. Tuttavia, in casi come questo, è meno complicato, poiché il Commento a Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda – monumentale e unico nel suo genere – rappresenta quasi un romanzo a sé, dove stavolta siamo sulle tracce di Gadda per interposta persona di Ingravallo. 

«Ingravallo è una delle principali controfigure dell’autore, il personaggio che nelle sue inchieste e riflessioni ricostruisce l’accaduto: dunque, in termini metanarrativi, costruisce gran parte del racconto». Ma, ed è qui il bello, grazie al lavoro di scavo proposto dall’autrice, ci rendiamo conto che questo Gadda/Ingravallo ha da risolvere un complicato “gnommero” di cui sono protagonisti metaletterari i libri stessi letti da Gadda, o i dipinti che l’avevano colpito.

I nomi di protagonisti fra loro collegati sono ripresi dall’Eneide, come a ricostruire una trama distorta del classico fondativo della letteratura italica. Lo stesso accade per opere pittoriche trasferite allo scritto. Insomma, sembra che Gadda si sia divertito a rendere partecipe dell’intreccio romanzesco un’ampia scelta di prodotti artistici, dove Giuditta uccide Oloferne e – come testimoni o accusati – sono implicati Enea, Lavinia, Renzo e Lucia.

Infatti, ciò che più colpisce, anche a una lettura distratta del Commento, è la mole di riferimenti intrappolati nella prosa nevroticamente (avverbio di prammatica per Gadda, ma necessario per chi lo conosce nei suoi exploit epitestuali) intrecciata del Grande Lombardo: una messe infinita di letture maggiori rimasticate lungamente e minori amate carnalmente. Il complesso d’inferiorità che mangiava Gadda dal didentro fungeva da motore per questa ricerca e rimasticazione, per questi giudiziosi accoppiamenti.

Ma anche dal punto di vista tecnico non mancano momenti di stupore, come scoprendo che Gadda compulsava regolarmente la Treccani e le Guide Touring per definire meglio i dettagli del Pasticciaccio: se fosse ancora necessaria una testimonianza sulla grandezza di questo autore ci sembra che questa sia definitiva. È questa attenzione ai dettagli che consente al lettore di perdersi e accettare ogni tratto disegnato dalla mano autoriale, anche quando i personaggi sono abbozzati a partire da un quadro, magari di Caravaggio. Ed è il dettaglio a creare la suspense, precorrendo in un modo a dir poco divino la tecnica di un autore pop come Stephen King, che di dettagli ne rovescia a carrettate nelle sue pagine, che ne beneficiano anche quando scialbe.

Consigliamo al lettore di aggrapparsi all’introduzione dell’autrice del commento e, in particolar modo, al paragrafo “Istruzioni per l’uso del commento”, in cui è illustrato il piano di quest’opus magnum. Ma soprattutto, gli consigliamo di leggere e riflettere su “Allestimento del commento” per comprendere cosa vuol dire, nel campo umanistico, ricerca scientifica: la sensibilità del ricercatore e l’ovvio dispendio intellettuale di porsi come decifratore di un testo come quello gaddiano sono i cardini di simili ricerche in questo campo, e bisognerebbe tenerne conto a ogni lettura per apprezzarla come opera sull’opera, indagine sull’indagine.

Titolo: Commento a Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda – Volume I
Autrice: Maria Antonietta Terzoli
Pagine: 1.184
Editore: Carocci editore
Anno: 2015

 

 

09-10-2015 | 13:26