Marino Marini e la sorella gemella Egle

Il tema dei gemelli ha una vasta letteratura, dalle mitologie più antiche fino alle commedie di Plauto o Goldoni e opere più recenti come Sulla collina nera di Bruce Chatwin o la Trilogia della città di K. di ÁgotaKristóf, ma di quella che si potrebbe chiamare “letteratura gemellare” non si dispone di molti testi.

Questo particolare pseudo-genere letterario ha una delle sue massime espressioni nella poesia di Egle Marini, che non a caso nacque lo stesso giorno del grande scultore novecentesco Marino Marini. Ma non si tratta di arte o letteratura “gemellare” per il semplice fatto che questi due artisti fossero gemelli: quella di Egle Marini è una poesia-commento sulle sculture del fratello, è una suggestione che si evolve in un elaborato pensiero lirico che parte dall’arte delle forme modellate o scolpite per finire nell’arte della parola.

Nella raccolta La parola scolpita confluisce tutta la riflessione poetica di Egle sull’arte di Marino Marini, e il pensiero, in qualche modo, si fa a sua volta scultura. È uno dei pochi casi in cui l’incontro tra arti diverse si fa così forte e diventa quasi una fusione di contenuti analoghi, una sintesi di estetiche differenti sotto la forma della poesia. Questa trasmutazione del linguaggio scultoreo in linguaggio verbale, poetico, passa attraverso quellospecifico legame che unisce due gemelli, un’empatia particolare, spesso differente da quella che lega due fratelli o una coppia.

Egle Marini inizia la sua attività artistica sotto il segno della pittura, studiando col fratello Marino all’Istituto di Belle Arti di Firenze. Ma con l’allontanarsi di Marino, che troverà spazio in un ambiente più ampio e internazionale, Egle si distacca sempre di più dalla pittura e la sua vita si fa costantemente più appartata e meditativa. Giunge poi alla letteratura tramite una prosa in stile autobiografico che cela un indeterminato furore, un’analisi poetica attraversata in parte da un personale esistenzialismo e un vago femminismo. In queste prose, espressive e un po’ barocche, molto aggettivate, la condizione umana o quella di donna sono scandite da un ritmo alto, con frasi brevi.

La “rinuncia” alla pittura è in realtà un bisogno di maggiore meditazione, e riunisce spiritualmente Egle al fratello fisicamente lontano, portandola ad elaborare quella forma di poesia che si fa gemella della scultura.

La poetica di Marino Marini si incentra su pochi grandi temi, come quello del cavaliere – figura che unisce popoli ed epoche diverse –, della Pomona – dea etrusca della fertilità, figura ancestrale che riporta a un modo antico armonizzato con la natura –, il mondo circense o il ritratto – come modi di penetrare nell’essere umano, nella sua storia e nella sua espressione profonda – . È un’arte radicata nelle figure antiche, medievali, etrusche, ataviche, in una forma pura rielaborata nella scultura moderna. Egle riesce a cogliere questa poetica e in più assorbe la “mentalità scultorea” di Marino – come la definì Gianfranco Contini – fino a portarla in poesia. Vede la “danza di linee solenni” delle Pomone, ne rappresenta l’aura atemporale di dee madri “L’oro dell’ora le veste” ed allo stesso modo ricrea le figure circensi, i ritratti e il grande tema del cavaliere, elaborato in tutti i suoi aspetti, dalla figura medievale alla metafora esistenziale, leggendolo anche in chiave donchisciottesca, nella sua condizione esistenziale di schernito, che vuole quasi fare un balzo dalla burla della realtà fino all’altrettanto assurda dimensione metafisica “In cammino nel miraggio del mondo astrale,/ sopravvissuti al dramma di uno scherno.”

Ma Egle ha scritto anche di altro, pur mantenendo lo stesso stile e temi simili. Nei suoi ultimi tre anni di vita – in cui era sopravvissuta alla morte del fratello – la sua poesia si fa ancora più meditativa e guarda impietosa alla sua condizione umana, di donna e di vecchia “Non rastrellare il passato: è/ come servirsi di specchi rotti/ senza considerare la spietatezza/ delle immagini ricomposte.”

Egle Marini ha compiuto una sua personale ascesi artistica in una sorta di estinzione dell’Io attraverso le invarianti dei grandi temi trattati nelle opere del gemello Marino Marini, uno dei più grandi scultori italiani moderni, di cui è riuscita a rivelarne la forma materiale attraverso l’immateriale sostanza delle parole.

 

Cavaliere

Nella chiusa intesa cavaliere e

cavallo in ardito gioco buttan la vita;

un segreto miraggio li svelse da

terra, gli audaci puri, a calcare

nell’aria orme giganti, derisi,

folli eroi di nessuno.

 

 

06-02-2015 | 15:40