Pornografia al potere

Se, come molti pretendono, ogni cosa accade in virtù di un disegno insondabile e superiore al volere dell’uomo, alcuni avvenimenti recenti hanno dimostrato definitivamente che la Provvidenza non traccia linee armoniose, ma predilige lo scarabocchio.

Negli Stati Uniti, mentre tutti prevedevano la vittoria elettorale di un’illustre avvocatessa, laureata a Yale, ex first-lady, senatrice e segretario di stato dotata di grande esperienza, si è imposto un brutale neofita della politica, palazzinaro noto per i ripetuti fallimenti, la simpatia verso il Ku Klux Klan, le trasmissioni televisive di serie B e la pletora di mogli conosciute sulle pagine dei giornaletti sconci.

Si pensava che il suo profilo di imbonitore con la parrucca ossigenata non avrebbe mai potuto corrispondere a quello di capo supremo della più potente democrazia del pianeta, eppure così è stato. E, malgrado le analisi approfondite e gli sforzi dei migliori politologi per trovare la ragione del fenomeno, nessuna spiegazione razionale risponde veramente alla domanda “Perché?”.

Davvero non resta che arrendersi all’oscuro progetto della Provvidenza.

Per contro, quello che sarebbe lecito chiedere dopo la catastrofe è che almeno i giornali ci risparmiassero le foto dell’appartamento del neo eletto, sito all’ultimo piano del fallico palazzone ostentatamente eretto in gloria del suo nome. Lo spettacolo è di raccapricciante bruttezza e, comunque, l’esibizione pornografica della volgarità ha già toccato vette mai raggiunte prima, senza bisogno di aggiungere orrore all’orrore.    

Nel frattempo, a Los Angeles si è spento Leonard Cohen, visto che per un’altra misteriosa legge del caso le disgrazie non giungono mai sole. Ma questa è molto più grave della prima perché, se ci siamo ormai assuefatti all’apparizione di ceffi da trivio nel mondo politico, la scomparsa di una voce così profonda e pura sarà difficilmente sopportabile. Meglio di tutte le altre, le sue canzoni hanno modulato la tormentata poesia di una vita interiore, spesa tra passioni carnali e aspirazione alla spiritualità, isolamento e desiderio di comunione, ricerca della libertà e sentimento della sua fragilità. Like a bird on the wire, leggero e vulnerabile come un uccello sul filo, Cohenha sorvolato mezzo secolo della nostra vita con le sue melodie delicate, venute da lontano.Melopee della tradizione ebraica, violini zigani e musica popolare del nord America, amalgamati con infinita sapienza per accompagnare quel canto inconfondibile, levigato dall’alcol e dal tabacco. Uomo dal fascino raro e poeta tra i più grandi del suo tempo, al pari di Burroughs e Kerouac, Leonard Cohen se n’è andato in silenzio giusto qualche ora prima che il paese cadesse in mano al Trump Klux Klan, evitando con eleganza di assistere allo scempio. Ma, se il fato voleva a tutti i costi rapire un personaggio famoso, perché scegliere proprio lui?

Intanto, la sera stessa a Londra, nella sala obitoriale di Sotheby’s, gli eredi di David Bowie portavano a termine la dispersione delle sue ceneri vendendo al miglior offerente la collezione di opere d’arte raccolte dal Duca Bianco, con molta curiosità ed altrettanta perizia, nell’arco di oltre trent’anni. Si poteva sperare che questo insieme eclettico e molto personale (da Tintoretto a Frank Auerbach, passando per Ettore Sottsass e tanta pittura inglese del secolo scorso) costituisse il nucleo di un museo dedicato all’artista e alla sua particolare visione del mondo. Magari anche solo una casa-museo, come quella di Victor Hugo in Place des Vosges o quella di Giuseppe Verdi a Sant’Agata. E invece no. La Provvidenza ha disposto altrimenti.  Ha voluto che si scatenasse un tornado vorticoso di offerte e rilanci tale da smembrare il tutto e farlo volare in pezzi. Pezzi che, a giudicare dai prezzi di aggiudicazione, atterreranno negli appartamenti dei vicini di casa del presidente eletto.

Ancora una volta il delirio, cui la Provvidenza sembra tenere tanto, ha avuto la meglio e, come si poteva attendere, ha premiato risolutamente lo scarabocchio. Nel corso dell’asta, infatti, una tela di Jean-Michel Basquiat, che sembrava fare parte della collezione quasi per obbligo, è stata venduta a una somma quaranta volte superiore a quella necessaria per comprare il dipinto di Tintoretto proposto subito dopo. Avete letto bene: quaranta volte, e non si trattava di un brutto Tintoretto né di un bellissimo Basquiat, non ci sono errori di calcolo né di battitura. Forse l’errore va cercato altrove. Rimane da constatare il fatto che, ai giorni nostri, qualche anno di propaganda fa dimenticare svariati secoli di storia. Mala tempora currunt.

Tutti lo sanno, nessuno può opporsi al volere del fato, neppure gli dei. E a noi, come al povero Candide, non resta che attraversare l’epoca che ci è toccata in sorte, portando pazienza, sopportando le chiacchiere dei Pangloss di turno e coltivando il nostro giardino. Certo, nel vedere che le sorti del mondo sono date in mano a un Briatore potenziato, un po’ di irritazione la si può provare. E magari anche qualche timore. Poi, se questo accade in concomitanza con la scomparsa di un poeta delicato, l’irritazione può trasformarsi in tristezza. E, quando a tutto ciò si sovrappone la certezza che nemmeno all’arte sarà permesso di salvarsi e di salvarci dall’onda impetuosa di barbarie che ci sta sommergendo, la tristezza ha tendenza a sconfinare nella disperazione. Ma, sursum corda!  In alto i cuori. Grazie a Jakob Bernoulli che elaborò la legge empirica del caso, meglio conosciuta come legge dei grandi numeri, sappiamo che se dureremo a lungo, potremo sicuramente conoscere anche tempi più felici. Resta solo da sperare che il disegno della Provvidenza ci accordi almeno un paio di secoli di vita.

 

   

 

17-11-2016 | 16:28